Le donne che alimentano la cultura dello stupro

Al di là del Buco

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Arriva una tipa e dice che la cultura dello stupro la fanno gli uomini. Le donne, invece. E lì per lì mi arrivano le quaranate per disagio di interlocuzione. Nel senso che a chi dice una cosa del genere dovrei spiegare l’abc dell’antisessismo. Non la roba semplice e banale che dice che di là sta il maschio stupratore e di qua la donna vittima o solidale. Cazzate orbe. Un tempo scrissi quel che pensavo delle madri di stupratori, grandi e piccini, sempre solidali a dare della zoccola alla tizia che aveva osato dire che il figlio era un gran bastardo. Bastardo forse no perché anche quello è uno stigma sessista ma sicuramente uno stronzo e un violento.

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#LibereTutte: la fica non può stare in galera!

Al di là del Buco

INT-DAY-FOR-GENITAL-MULTILATIONQuello che puoi fare con la mia fica. Puoi toccarla, schiaffeggiarla, strofinarla, picchiettarla, penetrarla, morderla, succhiarla, leccarla. Volendo puoi anche parlarci, puoi soffiarci su e puoi guardarla con la lente di ingrandimento o senza. Puoi esplorarla, massaggiarla, palpeggiarla, scovarla. Puoi sottolinearne i contorni, disegnarla, ammirarla, annusarla e rivestirla. Puoi dedicarle un sacco di attenzioni, lasciarla al freddo indifferente, puoi servirtene per ottenere un piacere consensuale o puoi studiarla, in modo approfondito, per calibrarne le potenzialità. Puoi regalarle una coscia, un braccio, un dito, anche due, un dildo, un frutto, un ortaggio, un pene o un’altra fica. Puoi inventarti modi diversi per osservarla, diversi punti di vista, diversi modi di abbracciarla. Puoi invitarla a conoscerti un po’ meglio. Puoi apparecchiarla con nutella, fragole, gelato, panna, cibi deliziosi. Puoi rinfrescarla, bagnarla, puoi anche spalmarla di crema e unguenti. Puoi rivisitarla in una scultura che la ritrae. Puoi sognarla e raderla. Puoi pulirla…

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Se non ora quando, una manifestazione di soli uomini, per le donne??


http://tg24.sky.it/tg24/cronaca/photogallery/2011/02/13/

 Si è svolta in tutta Italia la manifestazione delle donne che aveva come slogan: “Se non ora, quando?” domanda riferita a alla condanna della mercificazione del corpo delle donne che spesso viene semplificata col termine “bunga bunga”. Una manifestazione politica, ma nel senso puro della parola in cui non era importante l’appartenenza di partito, in cui molte donne hanno avuto modo di far sentire la propria voce, di urlare la propria rabbia e dispiace che solo pochissime donne che fanno parte dell’entourage governativo vi abbiano preso parte. Anzi la Gelmini, per citarne una, ha liquidato l’avvenimento come manifestazione di “radical chic”, ma d’altronde da una persona che ha liquidato la grande protesta studentesca con un semplice “sono studenti che non hanno voglia di studiare”, non ci si poteva aspettare un commento diverso, dimostrando ancora una volta l’arroganza di chi pensa di aver sempre ragione, frutto di una evidente grettezza intellettuale.
Ma torniamo alla manifestazione e bene hanno fatto le donne a denunciare l’attuale condizione sociale e culturale in cui si trovano, tuttavia non è purtroppo una novità e magari ultimamente il degrado della condizione femminile è stata solo amplificato da una discutibile tendenza dei media commerciali, soprattutto televisivi e, sicuramente, dagli avvenimenti che hanno circondato la vita privata e non di Berlusconi.
In realtà la mercificazione, la marginalità del ruolo femminile sono sempre esistiti, basta prendere come esempio il fenomeno della prostituzione e tutti i luoghi comuni che lo hanno accompagnato nel tempo.
Il mestiere più antico del mondo si è sempre detto connotando ad esso una certa radice folcloristica o modi di dire come “nave scuola” etc., hanno sempre evidenziato accondiscenza soprattutto da parte dei maschi. Addirittura alcuni autori  vi ci hanno anche trovato una certa dignità, confondendo la dignità della prostituta che può sicuramente sussistere, con la dignità della pratica che invece di dignitoso non ha nulla, come nessuna dignità hanno i clienti delle prostitute o, ancora peggio, chi le sfrutta. Anche l’attuale legislatura in materla, non cerca mai di risolvere il problema, vediamo infatti paesi dove lo stato permette la prostituzione in bordelli legali, o altri, come l’Italia, dove si cerca soltanto di nasconderla alla vista dei cosiddetti benpensanti.
Ad ogni modo si sono sempre accettati, anche con  una certa benevolenza, comportamenti, avvenimenti che rappresentano  invece un dramma per molte donne, ciò per dare l’impressione che sia quasi “naturale” che certe cose avvengano ed implicitamente, che il ruolo marginale della donna sia una diretta conseguenza della sua natura “debole”.
Tutto ciò lo ritroviamo nelle bellissme “oche” televisive, nel mercimonio collegato a festini vip di vario tipo, nella pubblicità avente come oggetto il corpo di donne, nella scarsissima presenza di donne nei ruoli chiave della società, tranne alcune rare eccellenze.
A poco servono le “pari opportunità”, anzi a volte si rivelano addirittura controproducenti, come la quota minima di presenza che ha finito per far sì che uomini politici come Berlusconi si circondino di collaboratrici bellissime, che però, grazie alle loro “doti” naturali finiscono per prevaricare colleghi maschi e femmine più validi o che spregiudicati manager si servano di formose avventuriere per abbellire i loro stuff dirigenziali. Insomma la parità, a mio modo di vedere, non si ottiene soltanto per legge, ma con una reale crescita culturale dell’umanità di sesso maschile, perchè il problema delle donna, ancora una volta, è l’atteggiamento del genere maschile nei suoi confronti.
Ben venga quindi la manifestazione delle donne, ma oggi più che mai, occorrerebbe una manifestazione di soli uomini, a sostegno delle loro amiche, madri, sorelle, mogli e compagne. Sarebbe il primo passo per il riconoscimento di un ruolo, quello della donna, che non dovrebbe essere mai più secondario

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